Lei è Raffaella Milandri, attivista per i diritti umani, scrittrice, giornalista. Adottata come membro tribale dalla tribù di Nativi Americani Crow in Montana, Stati Uniti, e dai San nel Kalahari, in Africa, si occupa da diversi anni di  Popoli Indigeni ed effettua inchieste negli angoli più remoti di mondo sulle condizioni di questi popoli, che hanno come caratteristica il legame atavico con le terre ancestrali e un attaccamento incredibile ai loro territori, nei quali vivono da millenni in una simbiosi perfetta e in un rapporto ecosostenibile di rispetto totale.  Raffaella Milandri ha creato da alcuni anni il gruppo su Facebook Per i Diritti Umani dei Popoli Indigeni-For Indigenous People Human Rights,

qui al link https://www.facebook.com/groups/popoliindigeni/, che conta oltre 8000 iscritti. Il gruppo è apolitico e apartitico, e non tratta tematiche diverse: sono iscritti esponenti di popoli indigeni di diversi continenti, tra cui diversi Nativi Americani. Specifica la Milandri: “Il gruppo non si fa strumentalizzare per parlare di altre questioni, come l’Unione Europea, l’immigrazione, la questione siriana: tutti temi gravi e scottanti, ma nulla a che vedere con i Popoli Indigeni che hanno l’unico grande difetto di voler vivere nelle loro terre e mantenere le loro tradizioni. Io ho svolto inchieste in vari Paesi e svolgo funzioni, in alcuni casi, di portavoce dei diritti umani dei Popoli in pericolo”.  I Popoli Indigeni costituiscono circa 300 milioni di persone nel mondo, tra Nativi Americani, Aborigeni Australiani, Pigmei, Boscimani, Adivasi dell’India, e migliaia di tribù della Papua Nuova Guinea, dell’Amazzonia e dei vari continenti, inclusa l’Europa con il popolo dei  Sami. I Popoli Indigeni rimangono un pò ovunque nel mondo legati –globalizzazione e occidentalizzazione permettendo- alle loro tradizioni, culture e religioni, anche se con mille difficoltà: nei loro territori, di cui alcuni inesplorati fino a  buona parte del secolo scorso, si trovano risorse naturali mai sfruttate come foreste, diamanti, oro, petrolio, uranio, che scatenano gli appetiti incontrollati di multinazionali e governi. Di conseguenza, i Popoli Indigeni sono a rischio di sopravvivenza e si sono trovati deportati, discriminati, allontanati. “Forse le riserve indiane, come negli Stati Uniti, non sono nemmeno la soluzione peggiore, anzi. Hanno permesso alle comunità di rimanere insieme, pur nella segregazione e con i mille problemi che oggi, come ieri, toccano la loro realtà: disoccupazione oltre l’80%, alcolismo, suicidi e tanti altri”, dice la Milandri.

Ma aggiunge anche : “ I Popoli Indigeni sono solo gli agnelli sacrificali più ‘facili’ da immolare al sistema globale, capitalistico e consumistico; ma, come abbiamo visto anche per il tristemente famoso ponte Morandi a Genova, sono sempre le vite umane a pagare il loro tributo quando soldi e profitti hanno la priorità rispetto alla salvaguardia dell’individuo”.

 

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